Pubblicato da: clementinaolga | 30 luglio 2008

gps

mi perdo sempre.

mi sembra di aver chiara la strada da percorrere, invece imbocco sempre il bivio sbagliato.

be’, sbagliato nella logica di voler arrivare nel minor tempo possibile in un dato punto. forse meno sbagliato, considerandolo un modo per curiosare posti non conosciuti, o ritrovarne di consueti.

per anni sbagliavo strada andando all’università. freud avrebbe da trarre qualche banale conclusione. ma io, alla facciazza sua, ho tenuto duro. mi è costato qualche litro di benzina in più, forse.

mi perdo nel paesino dove ho speso tutte le mie prime estati,fino alla maggiore età, quella del giudizio e del diritto al voto. il paesino consta di una piazza e due strade: un entra, l’altra esce. uscivo sempre in direzione sbagliata.

ieri ho snocciolato tornanti su tornanti; prima, seconda, terza, seconda, prima, freno. lontano dai cartelli in verde e dalle direzioni conosciute dell’autostrada, intorno bosco, poi pini, poi cespugli. un fiume, limpido, deserto, sotto la scarpata.

paesi senza nessuno, strade senza insegne.

non vedevo il mare, riferimento inappagabile per chi lo ritrova ogni mattina, guardando a sud, nemmeno laggiù, al di là dell’ultima curva. ero rimasta io, a vagare come una mosca cieca dentro un labirinto di colline. dietro una, molte molte altre, tutte verdi, tutte mute.

inebriante, spaventoso. come se qualcuno stesse srotolando l’asfalto in uno zigzagare senza fine, nè direzione. la testa mi gira, fa freddo, anche se il vecchietto seduto a guardare un immobile panorama suda, dentro la canottiera.

per quanto tempo sono rimasta rapita, per quali e quante foreste ho vagato?

ritrovo la strada, l’aria è più calda. il percorso, un segreto chiuso dentro al mio casco. non lo trovo, sulla mappa del tomtom, l’ho percorso io sola.


Risposte

  1. che triste e seria oggi…
    è perdendosi che si scoprono le cose più belle e per questo io non prenderò mai un tomtom


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